Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia

Il Parco Archeologico Mileto Antica

Il Parco Archeologico Mileto Antica.

Il parco, che comprende i resti monumentali dell’antica Mileto, si trova a pochi chilometri di distanza dall’attuale città. Si estende su un’area di circa 40 ha, e rappresenta il primo esempio di un parco d’età medievale in Calabria. La creazione del Parco si deve ad un progetto del 2013, rientrante nell’ambito del POR Fers Calabria 2007-2013, e portato avanti dal Comune di Mileto, sotto la supervisione della Soprintendenza. Il progetto ha previsto, oltre ai lavori di riqualificazione paesaggistica finalizzati alla fruizione del sito, una serie di interventi di scavo, con lo scopo di approfondire la conoscenza di alcuni dei resti monumentali più evidenti. L’antica Mileto, nata sui resti di un probabile kastron di età bizantina, fu fondata nel 1058 da Ruggero d’Altavilla, a seguito della donazione fattagli dal fratello, Roberto il Guiscardo, di questa porzione dell’altopiano del Poro, con lo scopo precipuo di difendere i territori conquistati. La scelta del sito ove fondare la futura capitale della Contea di Calabria e Sicilia, non fu certamente casuale. Ci troviamo su una fascia di territorio dell’altopiano del Poro, tra lo sbarramento naturale creato dal massiccio delle Serre e la costa tirrenica caratterizzata da dorsali collinari, attraversate da profonde vallate, a controllo di una vasta porzione di territorio, e soprattutto a controllo di una delle principali vie di comunicazione, la Via Annia Popilia, che attraversando la bassa valle del Mesima giungeva sino alla piana di Gioia Tauro.

Il Parco comprende il sito della città antica, che venne abbandonata nel 1783 a seguito del noto terremoto che sconvolse tutta la Calabria e che si sviluppava lungo la dorsale caratterizzata da rilievi collinari che costituiscono i punti focali dell’insediamento dove troviamo i principali resti monumentali dell’antica Mileto (fig. 1). Il colle di Monteverde occupato dall’Abbazia della SS Trinità, costruita tra il 1063 il 1071, a dimostrazione della potenza, al contempo politica e religiosa, dei nuovi conquistatori normanni. La creazione dell’Abbazia rientrava in un progetto di più ampio respiro, che coinvolgeva altri possedimenti dei Normanni, nell’ambito di quel processo di latinizzazione delle aree a cultura e religione greco-bizantina. Il colle di Monteverdello, sul quale si sviluppò il borgo medievale e il rilievo collinare che ospitava il castello e la Cattedrale con annesso vescovado. Del castello non abbiamo notizie certe, ma solo dati provenienti dalle fonti, sia storiche che epigrafiche, e nessuna evidenza di carattere archeologico o architettonico: ciò è dovuto anche al fatto che la collina è stata da sempre soggetta a frane e smottamenti, che ne hanno cambiato inesorabilmente l’aspetto originario. I resti della Cattedrale e delle residenze vescovili, nella località definita “Lamie”, testimoniano il passaggio nel 1080 della sede vescovile, da Vibona, l’antica Vibo Valentia, ormai in declino, a Mileto. Si venne quindi a creare la nuova capitale della nascente Contea di Calabria e Sicilia, unendo idealmente e fisicamente le due anime politiche e religiose, con un contestuale e notevole sviluppo urbanistico. Possiamo avere un’idea della grandezza dell’antico borgo medievale, prima del suo abbandono dopo il terremoto del 1783, grazie alla celebre stampa settecentesca dell’Abate Pacichelli, dove è possibile vedere la distribuzione della città di Mileto lungo i tre rilievi collinari (fig. 2). Partendo da sinistra si nota il colle occupato dalla Cattedrale e dalle residenze vescovili, dove è possibile notare la cinta muraria che circonda tutto il colle, e che lo isola rispetto al resto dell’insediamento, ad ulteriore dimostrazione che qui doveva esservi il primo e principale nucleo della città. Al centro, un’area intermedia dove si sviluppò il borgo, partendo dal colle di Monteverdello, e sulla destra, l’area interamente dedicata al monastero della Santissima Trinità. Dell’Abbazia della SS. Trinità rimangono i soli livelli di fondazione, ma sulla base delle ricerche condotte sul campo, e lo studio delle fonti archivistiche, è possibile ricostruire la struttura architettonica nel suo complesso (fig. 3). Si trattava di una chiesa a tre navate con transetto e presbiterio composto da un coro triabsidato, interamente realizzata in stile romanico, probabilmente uno dei primi casi di tale stile architettonico in Calabria, e costruita per la maggior parte con materiali di reimpiego. La tradizione vuole che la maggior parte degli elementi lapidei provenga dalla spoliazione di un tempio dedicato a Proserpina, ma è molto più probabile che si tratti di materiali provenienti da una villa romana nei pressi del parco di Mileto o dalla stessa Vibo Valentia. La chiesa nel tempo ha subito diverse modifiche, anche a causa dei ripetuti terremoti che ne hanno condizionato la stabilità. Testimonianza di queste continue ristrutturazioni, oltre alle piante seicentesche che mostrano le modifiche all’interno della chiesa, l’imponente muro di contrafforte ancora in situ, denominato “Scarpa della Badia”. A partire dal XIII secolo la città, pur rimanendo un centro popoloso, iniziò progressivamente a perdere la posizione prima avuta, certamente legata al ruolo strategico svolto nelle fasi della conquista normanna ed alla sua centralità nell’ambito regionale. Dell’età basso medievale rimangono le preziose testimonianze artistiche e architettoniche legate alla committenza della potente famiglia dei Sanseverino, come i sarcofagi in marmo ora conservati nel locale Museo.

Le attività della Soprintendenza.

La Soprintendenza ha da sempre posto particolare attenzione per questo sito. Ogni anno viene destinato un capitolo specifico della programmazione dei lavori, che prevedono in primis la manutenzione ordinaria e straordinaria del sito, al fine di garantirne la fruibilità e la salvaguardia. Risale proprio al 2021 la realizzazione di un progetto, dell’importo complessivo di circa € 65.000,00, in occasione del quale si è dato avvio all’esecuzione di lavori che hanno interessato le nuove recinzioni del sito, il restauro dei tetti di alcune case coloniche utilizzate per l’accoglienza turistica, e la realizzazione di una gigantografia pubblicitaria all’ingresso del Parco. Una quota del finanziamento è stata inoltre utilizzata per effettuare un intervento di scavo e restauro che ha portato alla luce, per la prima volta, una parte del chiostro della SS. Trinità adiacente all’Abbazia (fig. 4). Si tratta di una piccola stanza di forma all’incirca rettangolare, che nelle planimetrie seicentesche custodite presso il Collegio Greco di Roma veniva indicata come “carcere”. Lo scavo ha permesso di mettere in luce la stanza con una doppia pavimentazione, una più recente in materiale lapideo e marmoreo reimpiegato di fine XVII, ed una preesistente in semplice piano di malta del 1500, al di sotto delle quali sono emerse stratigrafie di pieno XIII e XIV secolo. L’ambiente è stato restaurato e reso fruibile alla visita (fig. 5).

Il Parco è al centro di un Accordo Quadro che la Soprintendenza ha stipulato con l’Università di Siena, il Comune di Mileto e l’Associazione Mnemosyne e che prevede la realizzazione di un progetto di ricerca di durata triennale, caratterizzato da una prima fase di indagini non invasive, che interesseranno tutto il comprensorio territoriale dell’antica città di Mileto, alle quali seguiranno ulteriori approfondimenti con la possibilità di realizzare scavi archeologici all’interno dell’area del Parco.

 

Info:

Il Parco è gestito dall’Associazione Mnemosyne a seguito di una convenzione stipulata con il Comune di Mileto.

Per visite guidate contattare il numero 348 2949098

Mail: associazionemnemosynevv@gmail.com

https://www.facebook.com/AssociazioneMnemosyne/?locale=it_IT

 

FIGURE 

Immagine zenitale dellAbbazia SS. Trinita

Immagine 1 di 5

Ultimo aggiornamento

8 Gennaio 2024, 12:53