Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia

Il Museo archeologico di Medma-Rosarno

Il Museo archeologico di Medma-Rosarno.

Il Museo archeologico di Medma-Rosarno, istituito nel 2014 per iniziativa dell’allora Soprintendenza Archeologica della Calabria espone una significativa selezione di reperti pertinenti all’antica polis greca di Medma e ospita nei suoi magazzini una parte rilevante dei rinvenimenti provenienti dalle ricerche archeologiche effettuate a Rosarno dagli inizi del XX secolo fino ad oggi.
Al primo piano si sviluppa il percorso espositivo che inizia con una sezione dedicata alla necropoli, ubicata presso le colline sabbiose poste circa un chilometro a sud dall’abitato, nelle contrade Carrozzo, Zippone, Petto di Nolio, Laccari e Testa dell’Acqua. Le ricerche hanno consentito di individuare circa 600 tombe databili tra VI e III e secolo a.C. Di tipologia varia, attestano la compresenza a Medma dei rituali funerari dell’inumazione e dell’incinerazione, sia primaria che secondaria.
Segue un settore dedicato ai santuari di Medma, in cui i reperti sono presentati ai lati di una ideale via sacra. La sezione più ampia è quella riservata a contrada Calderazzo dove Orsi, in occasione delle campagne di scavo del 1912 e 1913, rintracciò una grande fossa votiva lunga ben 33 metri e colma di ex voto in terracotta, ceramica e metallo. I materiali sono organizzati nell’esposizione con un criterio tipologico e cronologico e ampio spazio è dedicato alla coroplastica. Sebbene numerosi esemplari di “terrecotte di Medma” siano confluiti in vari istituti museali italiani ed esteri, il museo di Rosarno, insieme a quello di Reggio di Calabria, conserva ed espone la più importante collezione di una produzione, quella della coroplastica medmea, che si distingue nel panorama magno-greco per la qualità estetica dei prodotti, ricchezza e varietà dei tipi.
L’ultima sezione del Museo è dedicata ad una piccola selezione di reperti provenienti dagli scavi condotti nell’abitato – derivanti dal vasto programma di controllo dei lavori edilizi e saggi preventivi ante litteram, avviato dalla Soprintendenza alla fine degli anni Settanta, a causa della caotica espansione del centro abitato verso Pian delle Vigne, e continuato fino ad oggi. Due vetrine, infine, espongono una parte degli oggetti afferenti alla collezione Cangemi, locale cultore di archeologia che fu investito del ruolo di ispettore onorario alle Antichità per l’impegno profuso nel raccogliere e conservare reperti occasionalmente rinvenuti sul territorio.

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Ultimo aggiornamento

8 Gennaio 2024, 13:19